Come sapete, la prospettiva di questo sito non è quella di un futuro idilliaco, fantastico e perfetto. Anche perchè a costruirlo siamo noi umani, che non sappiamo nemmeno cosa sia la perfezione. Però crediamo nella possibilità di costruire un futuro migliore per le nostre comunità, questo di sicuro, e ci orientiamo verso le iniziative che possono scongiurare i pericoli, o consacrare i nostri valori positivi.
Se c’è una questione politica su cui la maggior parte delle persone può essere d’accordo, ad esempio, è che città e paesi hanno bisogno di infrastrutture migliori. Quasi ovunque le città sono degradanti, specie per le comunità più vulnerabili. Ma deve essere per forza così? Certo che no.
Per questo molti designer e ingegneri stanno sviluppando progetti per città più accoglienti, accessibili e organizzate. Purchè chi governa li sappia interpetare e introdurre, ovviamente.
Ecco 6 progetti che mi danno speranza per il futuro delle comunità.
Nuro Zero-Occupant, veicolo autonomo per le consegne
Come sarebbe la vita se non ci fosse traffico nell’ora di punta? (Spoiler: non si chiamerebbe neanche più “ora di punta”). Nuro ha sviluppato una fantastica alternativa sotto forma di veicolo autonomo per le consegne. Se considerte che quasi metà degli spostamenti personali in auto avviene per shopping e commissioni, potete immaginare che adottare flotte di questi veicoli avrebbe un impatto immediato sul traffico (e sulla salute). Ne ho parlato qui ed anche qui.
Rolla: una comunità che sale e scende senza stress
I trasporti moderni puntano sulla velocità, ma un tempo il viaggiare “slow” aveva anche dei vantaggi, specie per stress e polmoni. L’eccessiva dipendenza dalle automobili può rendere difficile prendere strade panoramiche e rilassanti, il trasporto sotterraneo rende le comunità un po’ sociopatiche.
In quest’ottica, il sistema di trasporto di massa proposto da Rolla è letteralmente una boccata d’aria fresca. NewDealDesign si è ispirato ai classici tram di San Francisco per sviluppare veicoli all’aperto eleganti, a bassa velocità, che funzionano con energia pulita e sono facili da installare in qualsiasi città.
Cromoterapia “comportamentale”
Gli ospedali sono progettati per fornire assistenza, ma visitarne uno può essere un’esperienza traumatica, specie durante l’infanzia o l’adolescenza. Poiché di recente (purtroppo) un numero maggiore di giovani si reca al pronto soccorso, gli operatori sanitari cercano di adottare un approccio più empatico alle cure. Il progetto Behavioral Health Experience di Philips ne è un esempio eccellente. Questo ambiente adattativo per l’assistenza sanitaria pediatrica crea uno spazio accogliente e non isolante per i pazienti, oltre a facilitare le visite degli operatori sanitari e ad alleggerire il carico del sistema sanitario.
FidRay, dispenser intelligente per farmaci
Per gli anziani assumere quotidianamente dei farmaci può essere maledettamente difficile. E se ci fosse un dispenser che sa integrarsi con le terapie stabilite da un medico, ha meccanismi automatici di apertura ed è dotato di assistente vocale per gestire al meglio l’auto somministrazione? C’è già, si chiama FidRay ed è un progetto tutto italiano: il centro di ricerca Kiranet ha dotato questo gingillo di ben 14 cassetti (due settimane di farmaci) con apertura controllata. Niente più errori, nonnini.
Spot Check, dai un occhio a quel neo
Vi preoccupate quando vedete un nuovo neo sul vostro corpo? Avete problemi a tenerne traccia? E se non doveste andare dal dermatologo ogni volta che non siete sicuri di una macchia sulla pelle? Spot Check potrebbe rendere la cura preventiva della pelle più accessibile che mai. Questo sistema personale di rilevamento del cancro della pelle aiuta le persone a tenere traccia dei nei sul loro corpo senza doverli prima mostrare ad un medico, dando più potere al paziente. Sebbene non abbia lo scopo di sostituire la diagnosi, è uno strumento particolarmente utile per distinguere tra nei normali e “subdoli sospetti”.
Koi, vicini ai bimbi
Una diagnosi di malattia cronica durante l’infanzia è un evento significativo, ma non deve essere un’esperienza del tutto negativa. Con un numero sempre maggiore di bambini a cui viene diagnosticato il diabete di tipo 1, è importante che le comunità imparino a conoscere le necessità quotidiane e i trattamenti necessari per gestire la malattia. Koi è un concept di sistema multilivello che assiste nella gestione del diabete fornendo ai bambini strumenti di supporto pratico ed emotivo, e creando una piattaforma per gli infermieri per gestire efficacemente l’assistenza. Un “amico” di peluche aiuta i bambini a misurare da soli e senza problemi i livelli di zucchero nel sangue, e fa da tramite con lo staff medico. Questa cosa piacerebbe un mondo alla mia amica Laura Boffi, che sviluppa costantemente progetti “empatici” di questo tipo.
Apprezzo molto il modo in cui Koi ha enfatizzato l’educazione delle comunità locali su come rispondere ai bisogni di un bambino diabetico. Potete saperne di più a questo indirizzo.