Ormai tutti sanno che gli allevamenti intensivi hanno un pessimo impatto sull’ambiente.
Smettere di mangiare carne può essere dunque un modo per ridurre i danni al pianeta, ma anche le diete alternative non sono poi così benefiche per l’ecologia.
Se d’altra parte volessimo orientarci su un cibo presente in abbondanza e a basso impatto dovremmo solo mangiare mais, ma sarebbe una catastrofe per il nostro corpo.
Con uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, un team di ricerca potrebbe aver trovato la quadra tra giusta dieta e salvaguardia dell’ambiente.
Il gruppo di ricerca, guidato da Gidon Eshel, ha calcolato i cambiamenti che avverrebbe se tutti gli americani rimpiazzassero il loro consumo di manzo, pollo e maiale con una dieta vegetariana.
Cosa accadrebbe
Smettere di mangiare carne porterebbe un taglio immediato di 280 miliardi di chili di anidride carbonica all’anno. È quasi il doppio delle emissioni che tutte le automobili italiane producono ogni anno.
Via la carne
Mucche, pecore e pollame da soli contribuiscono ad un quinto di tutti i gas serra rilasciati nell’atmosfera. È più di quanto facciano in tutto il pianeta aerei, navi, camion ed auto messi insieme.
Gli allevamenti intensivi contribuiscono anche alla deforestazione e al consumo di acqua e di suolo (il 30% del suolo mondiale è impiegato per il bestiame e il suo mangime).
Il team di Eshel ha perciò calcolato le conseguenze di un improvviso passaggio a cibi vegetali di uguale valore nutritivo. Il consumo di terra (calcolando che si produrrebbe ovviamente più cibo vegetale) si ridurrebbe nel complesso dal 35% al 50%.
In cifre
Un taglio di 29 milioni di ettari di terra coltivata, 3 miliardi di chili di fertilizzante.
Tutto bene, insomma? No, non tutto. Il consumo di acqua, ad esempio, crescerebbe del 15%.
L’alternativa verde
Il modello di dieta vegetale equivalente, che rimpiazzerebbe il consumo di carne offrendo gli stessi elementi nutritivi (proteine, vitamine e acidi grassi compresi) contemplerebbe soia, peperoncini verdi, asparagi, tofu e grano saraceno.
Questi ultimi due vegetali in particolare richiedono solo il 12% di acqua e fertilizzante e meno del 22% del terreno usato per l’equivalente nutritivo di carne.
La rivoluzione “impossibile”
Queste cifre (unite agli effetti dei cambiamenti climatici) ci fanno capire il perché stia crescendo l’industria della carne “vegetale” o dell’hamburger sintetico.
Nel 2019 questo mercato è cresciuto enormemente, e si stima che potrebbe raggiungere un valore di oltre 6 miliardi di dollari entro il 2023.
Secondo la società di analisi AT Kearney entro il 2040 il 60% dei prodotti “a forma di carne” saranno in realtà costituiti da vegetali.