Nessuno può vedere il futuro (neanche futuroprossimo.it, anche se spesso ci va vicino). Ma il sangue che abbiamo in circolo può rivelarci molti segreti sulla nostra salute futura (o sulla sua assenza).
In un nuovo studio, i ricercatori hanno identificato ben 14 biomarkers nel sangue collegati a diverse cause di morte. Aiuteranno a prevedere la morte tra i 5 e i 10 anni successivi.
“Se con questi parametri siamo in grado di identificare la vulnerabilità delle persone, il prossimo passo è quello di prevederla,” spiega la ricercatore ed epidemiologa Eline Slagboom del Centro Medico della Leiden University in Olanda.
Ora come ora, il meccanismo di previsione funziona benissimo con le persone anziane perché c’è una enorme mole di dati con cui confrontare i parametri.
Si tratta adesso di lavorare sul lungo termine, perché manca la giusta quantità di riferimenti. Anche parametri già ben conosciuti come il colesterolo offrono prospettive di vita diverse a seconda che si sia giovani o anziani.
La ricerca
Per ottenere un quadro completo, il team olandese ha scandagliato i prelievi di sangue da 44.168 europei tra i 18 e i 109 anni.
Nella fase successiva dello studio, 5.512 tra i donatori era già defunto. Analizzando e confrontando i prelievi, i ricercatori infatti hanno individuato 14 fattori associati alla morte dei soggetti. Questa base di dati è stata poi confrontata con un gruppo di prelievi da 7.600 pazienti finlandesi, raccolti nel 1997, dei quali 1.213 donatori risultavano morti nel 2019.
La verifica dei 14 parametri ha permesso di far corrispondere i dati con la morte dei pazienti in un lasso di tempo dai 5 ai 10 anni.
L’accuratezza è dell’83%, molto più elevata dei tradizionali fattori di rischio, e di un precedente esperimento svedese.
La messa a punto di un sistema predittivo in piena regola richiederà del tempo. Ci darà uno strumento straordinario per indirizzare le cure e dare priorità ai pazienti che ne hanno più bisogno.
“Avremo la possibilità di valutare dall’esterno, con un solo prelievo, la salute a breve e medio termine di un paziente, e intervenire su di lei,” dice Slagboom in un’intervista a TIME.
“La sfida è lanciata: da tutti questi dati l’obiettivo è quello di ricavare un punteggio unico. Un fattore di rischio univoco per tutti i soggetti, non solo di matrice europea. Qualcosa che dica senza mezzi termini: da questi dati tu morirai tra i prossimi 5 e 10 anni. Dobbiamo intervenire qui e qui”.
È una prospettiva esaltante, che ci fornirà un mare di consapevolezza sul nostro stato di salute e aumenterà incredibilmente attesa di vita e tasso di sopravvivenza.
Il futuro
Dai 9 biomarker isolati in un precedente studio (ne ho parlato qui) che nel prevedere il rischio di morte ha ottenuto una accuratezza del 50% siamo passati a 14 biomarker con una accuratezza dell’83%.
Si tratta ancora solo di una parte dei metaboliti presenti nei fluidi corporei. Le previsioni potranno essere molto più accurate ed essere anche a cortissimo e/o lunghissimo termine.