Il 2022 potrebbe essere ricordato come un anno di crescente attivismo per il clima, con la protesta ambientale che ha assunto forme creative e spesso controverse. Gli attivisti per il clima, infatti, hanno deciso di prendere iniziative straordinarie, per attirare l’attenzione sulla questione climatica. Centinaia di SUV con le gommme sgonfiate, tangenziali e piste d’aeroporto bloccate, per non parlare degli “art attack”.
Quanti attivisti si sono già incollati (letteralmente) alle opere inestimabili presenti in alcuni musei? Gli episodi più eclatanti al momento comprendono sacchi di farina gettati su un’auto sportiva dipinta da Andy Warhol e una lattina di zuppa di pomodoro Heinz contro una delle opere più famose della storia dell’arte, i “Girasoli” di Vincent van Gogh.
Azioni criticate da molti, non c’è dubbio su questo. Ma hanno anche suscitato un dibattito importante sull’urgenza di agire per contrastare i cambiamenti climatici e sull’importanza di trovare nuove forme per attirare l’attenzione sulla questione ambientale.
In sostanza questo tipo di protesta ambientale funziona o no?
I manifestanti per il clima sono sempre più insofferenti per l’azione insufficiente a farvore dell’ambiente e contro il cambiamento climatico. Hanno deciso di adottare tattiche più radicali, mettendosi a rischio di arresto e di perdere il sostegno della gente. Azioni come il blocco delle strade e l’interruzione dei voli hanno causato inconvenienti a molte persone e sono state criticate come forme di vandalismo.
Tuttavia, gli attivisti non sono scoraggiati dalle reazioni negative e dichiarano che continueranno a lottare per la causa ambientale, non importa quanto siano impopolari le loro azioni. “Saremo rumorosi, dirompenti, imperscrutabili e una spina nel fianco finché non ci ascolteranno” dice Emma Brown, portavoce di Just Stop Oil, la coalizione dietro le proteste dei musei. L’obiettivo del gruppo è quello di convincere i governi a mettere fine a tutti i nuovi progetti basati sui combustibili fossili.
Quando ad ottobre 2022 una coppia di attivisti di Just Stop Oil ha lanciato una zuppa di pomodoro su un Van Gogh esposto alla National Gallery di Londra, è scoppiato un putiferio. Un sondaggio condotto su oltre 2.000 americani a un mese dall’incidente, ha mostrato che il 46% degli intervistati ha dichiarato che azioni non violente ma dirompenti, come l’interruzione del traffico mattutino dei pendolari o il danneggiamento di opere d’arte, hanno ridotto il loro sostegno agli sforzi per contrastare i cambiamenti climatici. Solo il 13% ha affermato che tali azioni hanno aumentato il loro sostegno.
E allora perchè intendono continuare?
Perchè il pubblico non approva MAI le proteste dirompenti, a meno che non siano già avvenute in passato. Ad esempio, le suffragette che tagliarono i dipinti danneggiandoli in modo permanente, sono state poi ricordate come eroine. Anche le marce pacifiche possono essere viste come inutili mentre si svolgono. Dopo che Martin Luther King pronunciò il famoso discorso “I Have a Dream” nel 1963, il 75% degli americani riteneva che queste manifestazioni avessero danneggiato la causa, secondo un sondaggio Gallup. L’anno successivo, il presidente Lyndon Johnson firmò il Civil Rights Act.
Questo non significa che lanciare zuppa contro dipinti famosi ridurrà le emissioni di gas serra, ma dimostra che il pubblico non è sempre in grado di capire cosa rende efficace un movimento sociale. Gli esperti sottolineano che le proteste dirompenti svolgono un ruolo importante nel portare l’attenzione su una causa e nel rendere più accettabili le proteste pacifiche. “Le proteste conflittuali, violente o meno, fanno parte di tutti i movimenti sociali di successo”, dice Oscar Berglund, ricercatore di attivismo climatico e disobbedienza civile all’Università di Bristol nel Regno Unito.
I rischi sociali della protesta ambientale (tenuti in conto)
Le proteste per la questione ambientale, anche quelle simbolicamente più aspre, sono ancora generalmente pacifiche: ma potrebbero diventare più aggressive in alcune situazioni. Il confine tra attivismo conflittuale e violenza è molto labile. C’è rischio di tensioni sociali per il futuro, nel caso in cui queste manifestazioni proseguano su questa falsariga, se non ancora più determinazione?
Non so dirlo. Quello che so è che il livello dello “scontro” è stato alzato, perchè si ritiene che la popolazione stia vivendo in uno stato di “sonnambulismo” nei confronti della situazione ambientale. È quello che sostiene anche il dottor Paul Salamon, psicologo clinico. “Se ci pensate, dalla prospettiva degli attivisti ha perfettamente senso il motivo di essere impopolari. Stanno facendo provare alle persone sentimenti davvero dolorosi, perché questa è una realtà dolorosa da accettare”.
Lo scorso aprile, un gruppo di scienziati del clima si è incatenato a un edificio di JPMorgan Chase per protestare contro il finanziamento da parte della banca di progetti sui combustibili fossili. In estate, i proprietari di SUV e camioncini a New York e Chicago hanno trovato i loro veicoli con pneumatici sgonfi e un volantino sul parabrezza: “Il tuo bevitore di benzina uccide”. L’azione è stata opera dei Tire Extinguishers, un gruppo internazionale che mira a “rendere impossibile” il possesso di veicoli personali di grandi dimensioni nelle città. Altri manifestanti, a dicembre, hanno bloccato aeroporti privati di 4 stati americani per evidenziare l’impatto negativo che i jet privati hanno sul pianeta.
Tutto lascia supporre che questa cosa aumenterà
La lotta per la causa ambientale può essere complessa e difficile. Le tattiche conflittuali possono attirare critiche, rabbia e persino minacce di morte. Tuttavia, molti attivisti ritengono che i mezzi di protesta più convenzionali, come le petizioni e le lettere aperte, non porteranno risultati significativi.
Conoscete il “dilemma dell’attivista”? È un problema che risale alla notte dei tempi. I manifestanti spesso devono scegliere tra azioni moderate che vengono facilmente ignorate dai media e dalle autorità o azioni più estreme che potrebbero alienare il pubblico e indebolire la loro causa. Sono necessarie azioni coraggiose e creative per cambiare le cose, ma c’è sempre il rischio che queste azioni possano essere percepite come eccessive e controproducenti.
Oggi gli attivisti ambientali hanno decisamente abbracciato la seconda strada. “Impopolare” non significa necessariamente “inefficace”. Stiamo a vedere.