Se seguite Futuro Prossimo sapete che una task force di luminari della NASA ha passato l’ultimo anno a scrutare attentamente 800 avvistamenti UFO. Un tema affascinante, anche per chi come me è scettico su tutto e non dà nulla per scontato. Non stiamo parlando di qualche episodio della serie X-Files, ma di un’analisi attenta e dettagliata di eventi non classificati registrati nel corso di ben 27 anni. Per questo ho passato gli ultimi due giorni a riascoltare la prima conferenza pubblica del team di ricerca. Se ve la siete persa potete guardarla qui.
Per chi non lo ha visto, posso spoilerare la conclusione? Solo il 2-5% di questi eventi rimane realmente inspiegabile. Tutto il resto, beh, forse non è tanto “là fuori”.
Andiamo con ordine. Il gruppo di studio NASA composto da 16 persone tra scienziati, dirigenti d’azienda, impiegati federali e persino un ex astronauta (c’è anche una scienziata italiana, Federica Bianco, che lavora all’Università del Delaware nel Dipartimento di Fisica e Astrofisica) ha esaminato i resoconti degli avvistamenti UFO, pardon: UAP negli ultimi sette mesi. Non è stato uno scherzo organizzare l’evento: è il primo incontro pubblico della Storia che un ente governativo fa sul tema degli oggetti volanti non identificati. Il primo fuori da un film o da un romanzo, intendo. Certo, non ha riservato le stesse emozioni.
Diteci di più
Durante l’incontro, David Spergel, ex professore di astrofisica dell’Università di Princeton e membro della task force, ha lanciato un appello per la raccolta di dati di migliore qualità per lo studio e la comprensione dei cosiddetti “fenomeni anomali non identificati” (UAP).
“Al momento, ci sono pochissime osservazioni di alta qualità e la cura dei dati sugli UAP è limitata”, ha dichiarato Spergel, aggiungendo che i dati disponibili dai rapporti dei testimoni oculari spesso sono confusi e non forniscono prove conclusive a sostegno del riconoscimento e dell’analisi di questi fenomeni.
In altre parole, la mancanza di dati di alta qualità rende impossibile trarre conclusioni scientifiche sulla natura degli UAP. È come cercare di disegnare un ritratto con un pennello troppo grande.
Molti task, poca Force
Analizziamo la definizione che la task force NASA ha fatto degli UAP. “Osservazioni di eventi nel cielo che non possono essere identificati come aerei o fenomeni naturali noti da una prospettiva scientifica”.
Come sapete, nonostante l’immaginario comune spesso associ questi avvistamenti a possibili segnali di intelligenza extraterrestre, il governo USA è più interessato a capire se queste osservazioni possano rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale.
E al momento brancola nel buio.
Non abbiamo ancora visto niente
La task force ha ancora da lavorare, e questo “check point” col pubblico sembra sia servito solo a chiedere di non essere più presa in giro.
Avete capito bene. Pochi dati di qualità, molta fuffa e (al momento) solo casi non classificati. Spergel ha chiesto alla NASA di premere affinché il governo dia loro materiale al momento coperto da segreto, che evidentemente comprende dati più precisi sugli UAP.
Con una postilla: Nadia Drake, altro membro della task force e giornalista scientifica, ha stimato che solo una 20ina di casi in tutto, tra quelli studiati dal panel, sono davvero anomali. Anche uno più di zero vale la pena, ribadisce: per questo occorre incoraggiare anche la raccolta dei un’app mobile che permetta alle persone di inviare e condividere avvistamenti.
A volerla trovare allora, in attesa del prossimo “check point” della task force prevista a fine estate, una notizia c’è. Anzi, due.
La prima: Gli esperti invitano tutti a stare col naso in su per cercare segnali dal cielo. La seconda: il mistero è ancora vivo. E in un mondo nel quale non crediamo più a nulla, perfino l’ignoranza di qualcosa è una benedizione.