C’è un orto pieno di verdure rigogliose, coltivate con amore e cura da un instancabile giardiniere che non indossa il tipico cappello di paglia, non ha le mani ruvide né il volto segnato dal sole. In questo orto il giardiniere è un robot: si chiama AlphaGarden ed è stato sviluppato da Simeon Adebola e colleghi dell’Università della California.
Agricoltura rivoluzionata dall’AI
AlphaGarden non si limita a seminare, irrigare e potare le verdure nell’orto, ma sfida anche gli esseri umani: o almeno lo ha fatto nel corso dei test per valutare la sua efficacia. Il ring? Due appezzamenti di terra che ospitavano otto varietà di verdure commestibili tra cui bietola e radicchio. La posta in gioco? Dimostrare che anche un giardiniere robot può avere il pollice verde.
E come è finita? Beh. Dopo due “round” di 60 giorni ciascuno, la resa dei conti è stata a dir poco impietosa. AlphaGarden non solo ha tenuto testa ai suoi avversari umani in termini di copertura e diversità delle piante, ma ha brillato per efficienza. Il giardiniere robot ha risparmiato addirittura il 40% dell’acqua rispetto ai suoi contendenti in carne e ossa.
Si, ma stai calmo, “giardiniere”
Va detto: il “fenomeno” ha avuto bisogno (in due sole occasioni) di un piccolo intervento umano per sollevarlo dall’intoppo. E per questo non può spadroneggiare cantando vittoria.
Non ancora, almeno. Ciò nonostante, Adebola e i suoi colleghi sono ottimisti e pieni di ambizioni. Il loro sogno? Estendere le capacità di AlphaGarden a una gamma più ampia di varietà vegetali e adattarlo anche all’agricoltura verticale.
Sarebbe un colpaccio. Nel panorama agricolo, la coltivazione di diverse specie nella stessa area è meno comune, perché richiede più manodopera. AlphaGarden potrebbe fare la differenza, rendendo l’agricoltura multicolture, che richiede meno pesticidi e preserva meglio i minerali del terreno, più economica e sostenibile.
Lavorateci sopra: ha il pollice gelido, ma è comunque verde.