Ah, il deepfake. Quella tecnologia che ti fa dire: “Eh, ma quella non era proprio lei nel video?”. Seguiamo da tempo il trend e l’ultimo “acquisto” è Jamie Yeo. Attrice, modella ed ex DJ radiofonica di Singapore, Jamie ha deciso di cavalcare l’onda e ha chiuso un accordo (redditizio) per farsi clonare virtualmente.
Non vi ricorda l’episodio dell’ultimo Black Mirror con Salma Hayek (non ve lo spoilero)? Nella nuova serie di Charlie Brooker, l’attrice messicana interpreta una versione fittizia di se stessa, dopo aver ceduto la sua immagine a una casa di produzione. E le cose non vanno esattamente come previsto. Beh, ma quella è finzione, giusto? GIUSTO?
Clonare per credere
Si diceva di Jamie Yeo. L’attrice ha appena firmato un accordo con Hugosave, una società di tecnologia finanziaria. In cosa consiste? Piuttosto semplice. Jamie passa qualche ora davanti a uno schermo verde e qualche altra ora in uno studio di registrazione. Stop. Fine. Nasce un suo alter ego digitale che può dire praticamente qualsiasi cosa. E i risultati sono impressionanti.
Di recente anche la modella Eva Herzigova ha allungato considerevolmente la sua carriera di modella facendosi clonare con il deepfake. Un escamotage vantaggioso, che le permetterà di prendersi cura dei suoi cari e della famiglia, continuando a far sfilare la sua copia virtuale.
E non sono gli unici casi. Anche il calciatore Lionel Messi ha permesso a PepsiCo di utilizzare una versione deepfake di se stesso per pubblicizzare le patatine Lay’s. E non parliamo solo di Messi. Anche David Beckham e Bruce Willis hanno flirtato con la tecnologia deepfake.
Tutti contenti, allora? No.
Nella realtà non tutti sono entusiasti come Eva e Jamie. La preoccupazione sull’uso dell’AI ha portato al primo sciopero degli attori di Hollywood da oltre quarant’anni (che prosegue senza fare progressi). Il sindacato degli attori ha lanciato l’allarme: la pratica di clonare attori e comparse con l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare una minaccia mortale per queste professioni creative.
Ciò nonostante, molti esperti di marketing e di tecnologia prevedono che farsi clonare con il deepfake diventerà una pratica standard nell’industria pubblicitaria. Come sempre, c’è un rovescio della medaglia. La tecnologia ha un “lato oscuro”, e l’industria pubblicitaria deve essere consapevole dei rischi.
Clonare si, clonare no
“Vendersi la faccia” all’industria dell’entertainment, se non si guardano bene le “righe in piccolo” dei contratti, rischia di diventare davvero un incubo. Immaginate un attore amato dai bambini che a decenni dalla sua scomparsa inizia anche a “prendere parte” a film horror, o a video porno, snaturando completamente i valori che incarnava.
È una questione morale o legale? Los Dos. Certo, sul piano legale non ci sono leggi chiare relative all’AI per garantire che l’immagine di qualcuno (VIP o no) sia adeguatamente protetta. Ci troviamo in un territorio inesplorato quando si tratta di IA e tecnologia deepfake.
Jamie è consapevole dei rischi, dice. Certo, i soldi hanno influito, ma la sua decisione è stata guidata principalmente dalla fiducia. Alla fine, dice, si tratta di restare al passo con i tempi. Se vuoi rimanere nel gioco, devi imparare a giocare. Altrimenti è il momento di appendere le scarpe al chiodo.
Dipende, Jamie. Dipende da cosa “ti faranno fare”.