Avevo 5 anni ed era il 1980 quando il mondo stava per fare un salto nel futuro delle nuove idee con l’introduzione del personal computer. Mio padre non lo sapeva ancora, ma di lì a qualche mese avrebbe pianificato e poi concluso l’acquisto di uno dei primi personal computer arrivati in Italia. Era un Apple II europlus, e sotto il “cofano” aveva una bella etichetta: “Cupertino, California”. Non tutti furono pionieri come lui, che nella Napoli post-terremoto diede il via a una pionieristica attività di calcolo computerizzato per i computi metrici necessari alla ricostruzione.
Alcuni, in Italia e fuori, svilupparono una vera e propria “computerfobia”. un mix di ansia, paura e rifiuto nei confronti di queste macchine misteriose. Non c’è da stupirsi: questo atteggiamento di resistenza alle nuove idee non è un caso isolato nella storia delle innovazioni. Ma cosa c’è dietro a questo fenomeno?
Nuove idee e timore: un legame storico
Nell’ambito delle scoperte e delle nuove idee, è più ordinario incontrare resistenza e scetticismo che non il contrario: dinamica che si manifesta in vari modi, dall’apatia al rifiuto aperto. All’epoca dell’avvento del personal computer, ad esempio, la gente temeva di essere sostituita o dominata dalla macchina, percepita come una minaccia per la salute e la società.
Questo fenomeno, che potremmo abbinare oggi alla reazione (talvolta isterica) all’intelligenza artificiale, è documentato in studi di psicologia, articoli e manuali, e rappresenta un classico esempio di resistenza tecnologica. Ne vogliamo parlare?
Il ruolo della percezione nella valutazione delle innovazioni
Il modo in cui percepiamo e valutiamo le nuove idee è cruciale. Gli studi di Wayne Johnson dell’Università dello Utah e Devon Proudfoot della Cornell University hanno esaminato questo aspetto. Hanno scoperto che più un’idea è innovativa, più le opinioni sulla sua utilità sono discordanti. Il disaccordo, a sua volta, genera resistenza poiché interpretato come segnale di rischio.
Gli esperti hanno condotto esperimenti scrivendo di business, film, arte astratta e intenzioni di investimento in idee innovative. Tutte le categorie osservate hanno confermato questa teoria.
Un rischio concreto: restare ancorati al passato
Per riassumere e contemplare i risultati dell’osservazione fatta, è sufficiente menzionare un concetto chiave nella resistenza alle nuove idee. Si chiama “cognitive entrenchment”: letteralmente “ancoraggio cognitivo”, anche se io preferisco di gran lunga il termine “fossilizzazione”.
Di cosa si tratta
Il “cognitive entrenchment” è la tendenza di una persona a rimanere ancorata a un particolare schema cognitivo o modo di pensare, spesso come risultato di un’esperienza o competenza approfondita in un determinato campo. Questo fenomeno può derivare da una pratica continua, un addestramento sostenuto, una lettura approfondita, un apprendimento a memoria, una scoperta personale, eccetera.
Il concetto di “cognitive entrenchment” suggerisce che l’esperienza e la conoscenza in un campo possano rendere difficile l’accettazione di nuove idee. Con il tempo, le nostre strutture cognitive diventano meno ricettive a fonti di informazione alternative, rendendo difficile valutare e accogliere novità. Questo fenomeno può portare gli esperti “sta ziali” a commettere errori nella valutazione delle innovazioni, in quanto la novità implica l’assenza di un punto di riferimento davvero esperto in quel settore.
Resistenza alle nuove idee: una questione di esperienza e confronto
Chiaramente, l’entrenchment cognitivo può avere conseguenze negative. Può limitare la risoluzione dei problemi, rendendo una persona “bloccata” o “fissata” nel suo modo di pensare. Questo può portare a una resistenza alle nuove idee e ai punti di vista alternativi, ostacolando così la crescita personale e professionale.
Per evitare l’entrenchment cognitivo, è importante sfidare continuamente le nostre convinzioni e rimanere aperti a nuove idee e prospettive. Questo può includere l’essere aperti al cambiamento, mettere in dubbio le proprie vedute e approcci, e aggiornare le proprie credenze sulla base di nuove prove. Altre strategie possono includere il circondarsi di amici che ci sfidano e l’essere sempre curiosi, umili e orientati alla crescita nel nostro modo di pensare.
Il fenomeno delle “sleeping beauties”
Il biologo Andres Wagner ha esplorato come alcune innovazioni in biologia e altre discipline debbano essere introdotte più volte prima di essere accettate. E ha elaborato una teoria, che ha chiamato “Sleeping Beauties”. Cosa sono le “Belle addormentate” cui si riferisce Wagner? Proprio le nuove idee così difficili da far accettare.
Wagner sostiene che per stabilire un punto di riferimento positivo per nuove idee siano necessarie molteplici esposizioni. Ogni nuova presentazione è un’opportunità per costruire un punto di riferimento favorevole. Metaforicamente parlando, se la Bella addormentata della famosa fiaba non fosse giaciuta in un bosco ma in una strada affollata, “dagli e dagli” avrebbe avuto più possibilità di ricevere il bacio d’amore che l’avrebbe risvegliata.
Questo per dire che le nuove idee non sono necessariamente appena nate. E quando diventano di massa, non serve dire “ma anni fa c’erano già”. Perché, per dirla con Wagner, la capacità di innovare che ha un’idea dipende dalla sua robustezza. Prendete il caso dell’auto elettrica: la sua invenzione risale al 1832, eppure sta facendo ancora strada (e fatica) per affermarsi.
“Stai dicendo che le nuove idee sono giuste a prescindere, e non è giusto dubitarne?”
Sto dicendo l’esatto contrario. La conversazione e l’apertura mentale sono l’unica strada, e insieme la migliore, per affrontare i cambiamenti. Non è l’accettazione supina che permette alle innovazioni di affermarsi, ma la giusta “palestra” fatta di critiche, quelle costruttive, ragionamenti e sperimentazioni. Solo una palestra come questa può irrobustire le nuove idee, e quindi aumentare la loro “innovabilità”. Non certo il rifiuto ideologico, o le barricate dall’alto (direi più dal basso) di esperienze ed expertise che non si possiedono davvero.
A cosa serve reagire con frasi fatte come “arriva Skynet” o “Terminator” a tutte le innovazioni in robotica o intelligenza artificiale? A cosa serve denunciare un “controllo di massa” ogni volta che c’è un progresso nel campo dei sensori o degli impianti medici?
Superare la resistenza: strategie per l’innovazione
Per superare la resistenza alle nuove idee, è fondamentale non arrendersi di fronte al disaccordo. Gli ideatori dovrebbero creare punti di riferimento positivi, utilizzando metafore e analogie familiari per facilitare l’accettazione.
Un approccio efficace è presentare l’idea come una variazione di qualcosa già noto e di successo, come nel caso di Uber, che ha definito un nuovo standard per la valutazione di idee simili.
La storia delle innovazioni è costellata di resistenze iniziali. Comprendere le dinamiche psicologiche e sociali che guidano questo fenomeno è essenziale per superare gli ostacoli e accogliere le nuove idee che possono plasmare il nostro futuro.
Tenete sempre in gran conto gli esperti, in ogni settore. Ma siate capaci di abbracciare anche la volontà dei “cercatori d’oro”, dei bastian contrari. Gli uni hanno bisogno degli altri: un mondo guidato da esperti fossilizzati non andrebbe da nessuna parte.
Per tutto il resto, quando tutto manca, c’è pur sempre il metodo scientifico. E scusate se è poco.